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mercoledì 13 novembre 2013
lunedì 11 novembre 2013
L’addio di Laurie Anderson a Lou
Ho
conosciuto Lou a Monaco, non a New York. Era il 1992, e stavamo
entrambi suonando con John Zorn al Kristallnach festival in ricordo
della Notte dei Cristalli del 1938, che ha segnato l’inizio
dell’Olocausto. Ricordo che guardavo alle espressioni confuse delle
facce degli ufficiali di dogana mentre un flusso continuo di
musicisti di Zorn attraversava la dogana tutti con indosso delle
magliette rosse con scritto “Abbiamo ritmo e siamo Ebrei”.
John
voleva che ognuno di noi incontrasse gli altri e suonasse con gli
altri, contrariamente a come si usa nei festival. Ecco perché Lou mi
ha chiesto di leggere qualcosa insieme al suo gruppo. L’ho fatto,
ed era forte e intenso e molto divertente. Dopo lo spettacolo, Lou mi
ha detto “lo hai fatto nello stesso identico modo in cui lo faccio
io!”. Perché aveva avuto bisogno di me per fare un qualcosa che
poteva benissimo fare da solo ancora non l’ho compreso, ma era
sicuramente inteso come un complimento.
Mi
è subito piaciuto, ma rimasi sorpresa che non avesse un accento
inglese. Per qualche ragione pensavo che i Velvet Underground fossero
inglesi, E avevo solo una vaga idea di quello che avessero fatto (lo
so, lo so). Venivo da un mondo completamente diverso. E tutti i mondi
a New York all’epoca (il mondo della moda, il mondo dell’arte, il
mondo della letteratura, il mondo del rock, il mondo della finanza)
erano abbastanza provinciali. In un certo senso sprezzanti. Ancora
non legati tra loro. Come poi avemmo modo di scoprire, Lou ed io non
vivevamo molto lontano l’uno dall’altro a New York, e dopo il
festival Lou suggerì di vederci.Penso gli sia piaciuto quando ho
risposto “sì! Assolutamente! Ora sono in tour, ma quando tornerò,
vediamo, tra circa quattro mesi, vediamoci sicuramente!”. Andò
avanti per un po’, e finalmente mi chiese se volevo andare
all’Audio Engineering Society Convention. La Convention è uno dei
posti più grandi e importanti dove entusiasmarsi sull’ultimo
equipaggiamento tecnico, E passammo un pomeriggio felice guardando
amplificatori, cavi e parlando delle cose elettroniche da comprare.
Non avevo alcuna idea che quello dovesse essere un appuntamento, ma
quando andammo a prendere un caffè dopo mi chiese “vorresti andare
al cinema?”. Certo. “E dopo di quello a cena?”. OK. “E poi
una passeggiata?”. Um … da quel momento non ci siamo mai
separati.
Lou
ed io suonavamo insieme, diventammo migliori amici, e poi compagni,
abbiamo viaggiato, ascoltato e criticato il lavoro dell’altro,
studiato cose insieme (la caccia alle farfalle, la meditazione,
andare in kayak). Facevamo battute ridicole; smesso di fumare 20
volte; combattuto; imparato a trattenere il fiato sott’acqua;
andati in Africa; abbiamo cantato arie d’opera in ascensore; fatto
amicizia con persone improbabili; ci siamo seguiti in tour quando è
stato possibile; abbiamo avuto una dolcissima cagnolina che suonava
il piano; condiviso una casa che era diversa dai nostri rispettivi
appartamenti; abbiamo protetto e amato l’altro. Andavamo spesso a
vedere arte, musica, spettacoli, teatro e ho osservato come amava e
apprezzava altri artisti e musicisti. Era sempre così generoso.
Sapeva come fosse difficile l’ambiente. Amavamo la nostra vita nel
West Village e i nostri amici; e, in tutto ciò, abbiamo sempre fatto
tutto nel miglior modo che ci riuscisse.
Come
molte coppie, ognuno di noi ha costruito un modo d’essere:
strategie, e a volte compromessi, che ci hanno permesso di essere
parte di una coppia. A volte abbiamo perso un po’ di più di quello
che eravamo capaci di dare, o abbiamo ceduto un po’ troppo, o ci
siamo sentiti abbandonati. A volte ci siamo davvero arrabbiati. Ma
anche quando ero fuori di me, non ero mai annoiata. Abbiamo imparato
a perdonarci l’un l’altro. E in qualche modo, per 21 anni,
abbiamo intrecciato le nostre menti e i nostri cuori, insieme.
Era
la primavera del 2008. Stavo camminando per strada, in California, mi
sentivo abbattuta e parlavo al cellullare con Lou. “Ci sono tante
cose che non ho mai fatto e che volevo fare” gli ho detto.
“Come
cosa, per esempio?”
“Non
so, non ho mai imparato il tedesco, non ho mai studiato fisica, non
mi sono mai sposata”
“Perché
non ci sposiamo?” mi ha chiesto. “Ci incontriamo a metà strada.
Arrivo in Colorado. Che ne dici di domani?”
“Uhm
… non pensi che domani sia un po’ troppo presto?”
“No,
non lo penso”.
E
così il giorno dopo ci siamo incontrati a Boulder, in Colorado, e ci
siamo sposati nel giardino di un amico di sabato, indossando i nostri
normali vestiti da sabato, e sebbene dovessi fare uno spettacolo
subito dopo la cerimonia, per Lou andava bene. (I musicisti che si
sposano è come quando si sposano due avvocati. Quando dici
“accidenti devo lavorare in studio fino alle tre di notte” o
cancelli tutti i tuoi appuntamenti per chiudere il caso, sai
esattamente cosa significhi e non fai necessariamente dei salti di
gioia).
Suppongo
ci siano molti modi di sposarsi. Alcune persone sposano qualcuno che
conoscono a malapena, cosa che può anche funzionare. Quando sposi
quello che è anche il tuo migliore amico da diversi anni, dovrebbe
esserci un altro nome per chiamare la cosa. Ma la cosa che mi ha
sorpreso di più nello sposarmi è come si alteri il tempo. E anche
come in qualche modo aggiunga una tenerezza che era, in qualche modo,
completamente nuova. Per parafrasare il grande Willie Nelson: “Il
90% delle persone in questo modo finisce con la persona sbagliata, ed
è questo che fa ancora andare gli juke box”. Lo Jukebok di Lou era
pieno di amore e di molte altre cose: bellezza, dolore, storia,
coraggio, mistero.
Lou
era malato da due anni a questa parte: prima per il trattamento con
interferone, una serie di iniezioni ignobili ma spesso efficaci per
trattare l’epatite C che è equipaggiata con una bella serie di
fastidiosi effetti collaterali. Poi è subentrato un cancro al
fegato, che si andava a sommare a una forma di diabete in stato
avanzato. Abbiamo ottenuto buoni risultati in ospedale. Lui ha
imparato tutto quanto su queste malattie e sui rispettivi
trattamenti. Ha continuato a fare Tai Chi ogni giorno per due ore più
fotografie, libri, registrazioni, la sua trasmissione radiofonica con
Hal Willner e molti altri progetti. Ha amato i suoi amici, e ha
chiamato, mandati messaggi, email quando non poteva essere con loro.
Abbiamo cercato di comprendere e applicare gli insegnamenti che il
nostro maestro Mingyur Rinpoche impartiva; specialmente quelli più
difficili come “devi imparare a padroneggiare l’abilità di
sentirti triste senza in realtà essere triste”.
La
scorsa primavera, all’ultimo minuto, ha ricevuto un trapianto di
fegato che sembrava aver funzionato completamente e ha riguadagnato
istantaneamente la salute e l’energia. Poi anche quello ha
cominciato a funzionare male, e non c’era via di scampo. Quando il
dottore ha detto: “E’ finita. Non ci sono più opzioni”,
l’unica parte che Lou ha sentito era “opzioni”. Non si è dato
per vinto fino all’ultima mezz’ora della sua vita, quando
improvvisamente lo ha accettato: all’improvviso e completamente.
Eravamo
a casa. Lo avevo portato via dall’ospedale qualche giorno prima. E
anche se era molto debole, ha insistito per uscire fuori nella luce
accecante del mattino.
Come
persone use alla meditazione, eravamo preparati per questo: come
muovere l’energia dalla pancia fino al cuore e poi spingerla fuori
dalla testa. Non ho mai visto un’espressione così piena di
meraviglia come quella di Lou quando è morto. Le sue mani stavano
facendo la forma 21 del Tai Chi, quella dell’acqua che scorre. I
suoi occhi erano spalancati. Stavo tenendo tra le braccia la persona
che amavo più di ogni altra cosa al mondo e le parlavo mentre
moriva. Il suo cuore ha smesso di battere. Non aveva paura. Ero
riuscita a camminare con lui fino alla fine del mondo. La vita –
così bella, dolorosa e spettacolare – non può dare qualcosa più
di questo. E la morte? Penso che lo scopo della morte sia la
realizzazione l’amore.
Al
momento, non posso che essere piena di gioia e sono così orgogliosa
del modo in cui ha vissuto e in cui è morto, della sua incredibile
potenza e grazia.
Sono
sicura che verrà a trovarmi in sogno e sembrerà ancora vivo. E
all’improvviso sono qui in piedi da sola incantata e piena di
gratitudine. Com’è strano, eccitante e miracoloso che possiamo
cambiarci l’un l’altro in modo così profondo, amarci l’un
l’altro così tanto attraverso le nostre parole e la musica e le
nostre vite reali.
Laurie
Anderson