martedì 28 agosto 2012

"Cronache Marziane"

August 2001: The Settlers 
 
E gli uomini della Terra vennero su Marte.
 
Vennero perché avevano paura, o perché non l'avevano, perché felici, o infelici, perché erano come i Padri Pellegrini che avevano fondato le colonie americane, o perché non erano come i Padri Pellegrini. Ognuno aveva avuto le sue buone ragioni per venire su Marte. Cattive mogli da abbandonare, lavori ingrati, città inospiti; ed essi venivano su Marte per trovare qualcosa, o lasciare qualcosa, o ottenere qualcosa, per scavare qualcosa, o seppellire qualcosa, o lasciare una volta per tutte in pace qualcosa. Venivano con piccoli sogni, o sogni immensi, o niente sogni del tutto. Ma un dito governativo vi si appuntava contro, in molte città, da un cartellone stampato a quattro colori: C'È LAVORO PER TE NEL COSMO: VIENI SU MARTE! e gli uomini avevano cominciato a mettersi in fila, qualche diecina, in principio, quaranta o cinquanta al massimo, perché gli uomini nella stragrande maggioranza sentivano quell'immenso malessere nel petto ancor prima che il razzo si lanciasse in una serie assordante di scoppi nello spazio. E quel male si chiamava "la solitudine", perché quando vedevi la tua città natia rimpicciolirsi come il tuo pugno, e poi raggrinzirsi fino a non essere più grossa di un limone e finalmente, ridotta a una capocchia di spillo, svanire nella scia di fuoco del razzo, tu ti sentivi come se non fossi mai nato, e non ci fosse nessuna cittadina natia nell'infinito, ti sentivi nel nulla, con tutto quello spazio intorno a te e niente di familiare, soltanto un pugno di altri uomini sconosciuti.
 
(Ray Bradbury - The Martian Chronicles - 1950)

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