... Il coyote è uno scheletro bislungo e allampanato, dall'aria afflitta e assai cagionevole, ricoperto da una pelle di lupo con la coda neanche troppo spelacchiata, ma immancabilmente pendula e derelitta; gli occhi sono astuti e maligni, e il muso affilato, col labbro superiore rialzato a mostrare i denti; insomma, quel che si dice un brutto ceffo.
Il coyote è una vivente allegoria dell'indigenza: ha sempre fame, è sempre povero in canna, scalognato e senza un amico al mondo. Anche le creature più reiette lo disprezzano; le sue pulci lo abbandonerebbero per il primo velocipede. È così smidollato e vigliacco che anche quando scopre i denti e finge di minacciarti si vede benissimo che col resto della faccia ti sta chiedendo scusa. E Dio, quant'e' brutto! Così macilento, con le costole sporgenti, il pelo arruffato e quell'aria abietta! Quando ti scorge solleva il labbro e ti fa vedere un attimo il colore delle sue zanne, poi devia appena appena dalla sua rotta, abbassa la testa e trotterella per un bel po' in mezzo all'artemisia, voltandosi a guardarti di tanto in tanto finché non è più a tiro; allora si ferma per squadrarti con tutta calma, sgambetta per un altro centinaio di passi e si ferma di nuovo; altri cento, e così via, finché il grigio del suo corpo in movimento si fonde con il grigio dell'artemisia, e lui scompare ...
(Mark Twain - In cerca di guai - 1872 - capitolo V)
Il coyote è una vivente allegoria dell'indigenza: ha sempre fame, è sempre povero in canna, scalognato e senza un amico al mondo. Anche le creature più reiette lo disprezzano; le sue pulci lo abbandonerebbero per il primo velocipede. È così smidollato e vigliacco che anche quando scopre i denti e finge di minacciarti si vede benissimo che col resto della faccia ti sta chiedendo scusa. E Dio, quant'e' brutto! Così macilento, con le costole sporgenti, il pelo arruffato e quell'aria abietta! Quando ti scorge solleva il labbro e ti fa vedere un attimo il colore delle sue zanne, poi devia appena appena dalla sua rotta, abbassa la testa e trotterella per un bel po' in mezzo all'artemisia, voltandosi a guardarti di tanto in tanto finché non è più a tiro; allora si ferma per squadrarti con tutta calma, sgambetta per un altro centinaio di passi e si ferma di nuovo; altri cento, e così via, finché il grigio del suo corpo in movimento si fonde con il grigio dell'artemisia, e lui scompare ...
(Mark Twain - In cerca di guai - 1872 - capitolo V)
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